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mercoledì 12 novembre 2008

DOMENICO MAZZOCCHI, compositore di Civita Castellana del '600


DOMENICO MAZZOCCHI
Compositore del '600

Cenni biografici. A cura di Augusto Ciarrocchi.
Domenico nasce a Civita Castellana l'otto novembre 1592 e cosi come avvenne per il fratello Santoro, che prende il nome del nonno paterno, anche a Domenico viene dato il nome di un ascendente, quello del fratello del nonno. Fin da giovanissimo viene avviato alla carriera ecclesiastica; studia nel seminario della sua città e nel 1618 ottiene la licenza per le sacre ordinazioni. L'anno successivo è ordinato suddiacono dal vescovo Ippolito Fabranig. Prima del 1619 aveva già conseguito la laurea in filosofia e giurisprudenza a Roma. Riguardo alla disciplina che lo ha reso famoso, possiamo soltanto dire che il suo primo lavoro risale al 1625 quando già aveva 33 anni. Non sappiamo quando iniziò ad interessarsi di musica. Una attestazione certa della sua passione musicale ci perviene dal testamento di Eligio Giovannoli di Civita Castellana redatto nel 1619 e trascritto nei registri della Compagnia di S. Giovanni Decollato. Il testatore, che preliminarmente lascia a "Santoro Mazzocchi suo nepote di sorella da detta sua patria un archibugio nuovo essistente appresso di esso sig. testatore", inserisce anche Dornenico tra i beneficiari delle sue ultime volontà, che cosi dispongono: "Lascia per ragion di legato et in ogni altro miglior modo al sig. Domenico Mazzocchio di detto luogo tutti li ferramenti da fuoco di esso sig. testatore. Item lascia che se li diano seguita la sua morte la metà delli libri di musica esistenti appresso di esso sig. testatore. La prosecuzione degli studi lo portò a Roma, la sua nomina a cittadino romano risale infatti al 16 14l1, e in questa città soggiornò per tutta la vita.
I suoi ritorni a Civita Castellana furono presumibilmente abbastanza frequenti. Questa considerazione, secondo me, si basa anzitutto sull'attaccamento di Domenico per la sua famiglia. La presenza del padre nella città natale fino al 1650 fu senza dubbio il maggior stimolo per i suoi ritorni. Un appuntamento poi da non perdere era certamente la festa dei santi patroni Giovanni e Marciano, nel mese di settembre. Tanto gli era cara questa ricorrenza che scrisse pure un'0pera musicale in onore dei due martiri. Fu proprio in occasione dei festeggiamenti del 1646 che il fratello Virgilio - anch'egli residente a Roma - si ammalò e morì in patria dopo pochi giorni all'età di 49 anni. Sicuramente in vecchiaia questi ritorni a casa diventarono più frequenti; ciò può essere dedotto dalla previsione testamentaria che prendeva in esame anche il caso del sopraggiungimento della morte durante i suoi soggiorni a Civita. Il 20 gennaio 1665, all'età di 73 anni, Domenico muore a Roma nell'appartamento a lui riservato dal principe Camillo Panphili nel suo palazzo di via del Corso.

CONTRIBUTI:


______________________________________


TESTAMENTO DI DOMENICO MAZZOCCHI


1661 Marz 23
In Nomine Domini Amen : Io Domenico Mazzocchi Sacerdote, e Dottore figliuolo di Hostilio da Civita Castellana, sano per g ( rat ) ia di Dio di Corpo, e di Mente, per questo presente Testamento, et ultima volonta’, fatta scrivere da un mio confidente, e sottoscritta di mia propria mano, dichiaro, come doppo la mia morte voglio resti disposto tutto il mio havere, e beni, che hò in Civita Castellana, et in Roma; et è nella seguente forma, cioe’ :
In primis prego humilissimamente N.( ost )ro Sig.( no )re Giesu Christo, che per l’immensa sua misericordia nel’punto della mia morte, perdonandomi tutte l’offese da me commesse contro S.(ua) D.(ivina) M.(aes)tà si degni chiamare a salvatione eterna l’Anima mia, pregando insieme la Rev.(erendissi)ma Vergine, et il mio Angelo Custode con tutti li miei Avvocati, e Santi del Cielo, che voglino in quel punto, e sempre assistermi, et intercedere per me appresso S.(ua) D.( ivina ) Maestà. Il corpo mio ( se morirò in Roma ) voglio sia seppellito nella Chiesa di Santa Maria Maddalena de Padri Ministri degl’Infermi, e voglio che il detto mio corpo si porti di notte in detta Chiesa privatamente senz’alcuna pompa funerale, mà solo accompagnato dal P.(adre) Parrocchiano con un paro di Torce, e la mattina seguente debba stare esposto in detta Chiesa, mentre si celebrano le messe con dodici Torcie.
Prego gl’infrascritti miei Heredi, che nel giorno della mia morte, e doppo più presto, che si potra’, facciano celebrare cento messe per suffragio dell’Anima mia gli Altari privilegiati, includendo in queste le trenta Messe di S. Gregorio, dieci in S. Pietro Vaticano, dieci altre nella mia Parrocchia, e le cinquanta altre, che restano, in Civita Castellana, cioè, dieci al Sant.(issi)mo Rosario, dieci altre nella med.(esim)a Cathedrale, dieci alla mia Parocchia; dieci in S. Francesco, e dieci alli Cappuccini. Mà se per accidente Iddio mi facesse morire in Civita Castellana, voglio, ch’il mio corpo sia seppellito nella Chiesa Cattedrale di Santa Maria dov’è il mio Deposito con l’istesse conditioni, che in Roma & c. con quel più o meno, che parerà alli miei Heredi :
Et inherendo io all’usufrutto lasciato da mio Padre alla Sig.ra Maria Vinciolini Mazzocchi già sua Moglie, eius vita durante, conforme al convenuto fra noi fatto, e scritto dal nostro Sig.re Arciprete Porfirio, cioè di pagarlesi da me scudi sedici l’anno, come sempre ho fatto.
Per ragion di legato, et in ogn’altro meglior modo & c. lascio alla med.(esim)a li detti scudi sedici annui da cavarsi dalli censi di scudi cento in sorte da me donati ( doppo la morte però di d.(ett)a Sig.ra Maria e mio ) sin dall’anno 1658 all’Hospedale della Ven.(erabile) Compagnia di S. Giovanni Decollato detto della Misericordia di Civita Castellana, e da altri censi similm(ent)e in sorte di scudi cento spettanti à me, et imposti già à favore di mio Padre, ad elettione di detta Sig.ra Maria quali censi debbano star obligati, et ipotecati per d.(ett)o effetto, quia sic & c.
Item per ragion di legato, et in altro migliore modo lascino alla sud.(ett)a Sig.ra Maria, durante la sua vita, l’habitatione nella mia casa in Civita Castellana, dove di presente habita insieme con tutte le commodità, mobili, e supellettili in casa esistenti, lasciandola Sig.ra e Padrona, eius vita durante, come dissi.
Qual casa doppo la mia morte e di detta Sig.ra Maria debba tornare insieme con tutti gli annessi, e supellettili a gl’Infrascritti miei Heredi indivisibilmente, cioè, al Sig.re Ilario Mazzocchi mio figliano ( he da picciolo hò sempre tenuto appresso di me et à cui per l’espettazione della sua buona indole, e per il saggio sin’hora datomene, hò dato il mio cognome, et detto e dichiarato, come hora anche dichiaro per mio Nipote :) et al Sig.re Lorenzo Mazzocchi mio cugino, et à figliuoli maschi legitimi, o naturali del d.(ett)o Sig.re Lorenzo discendenti in infinito, li quali non essendovi o pure essendovi mancassero per morte senza altri figliuoli Maschi legitimi, o naturali, voglio, che detta mia casa vada ad altri descendenti nella maniera sopradetta, più prossimi, che in Civita se ritrovaranno di casa Mazzocchi, et al fine mancata ogni linea, et spenta detta famiglia vada al sopradetto Hospidale della misericordia.
Voglio però, che doppo la mia morte, e durante la vita di d.(ett)a Sig.ra Maria li sud.(ett)i Sig.re Ilario, e Sig.re Lorenzo, e suoi figliuoli debbiano havere l’habitatione in d.(ett)a casa del modo, e forma, che l’hà d.(ett)a Sig.ra Maria, e doppo lei ambi restino assoluti Padroni col fidecommisso & c.
Item per ragion di legato & c. lascio il frutto di circa altri scudi ducento de censi, che hò in Civita Castellana al prefato Lorenzo, et à suoi figliuoli, et à loro discendenti pur maschi legitimi, e naturali, come dissi in infinito, e mancando la linea mascolina di esso, ò di essi, vadino li detti censi, come sopra à gli altri piu prossimi maschi di casa Mazzocchi.
Item lascio per ragion di Iuspatronato al Sig.re Ilario Mazzocchi una cappellania amovibile, col frutto di otto luoghi di Monte Fede non vacabili, conf.(orm)e all’institutione da me fatta di essa Cappellania l’anno 1655 codicillando ad un altro primo mio Testamento che feci, e consegnai li 25. Novembre 1654 – al Sig.re Francesco Pacichelli Notaio Capitolino, il quale codicillo, et Institutione, à cui mi riporto, voglio, che sia valida, ancorche per il presente Testamento resti nullo, et invalido quel primo.
Item per ragion di legato, et in ogn’altro meglior modo & c. lascio al med.(esi)mo Sig.re Ilario Mazzocchi tutta la libraria, che hò in Roma insieme con tutti li mobili, ori, argenti, e suppellettili di qualsivoglia sorte, che nelle mie stanze, et appresso di me in casa Mancini si ritroveranno, della qual libraria tanto di lettere, quanto di Musica, ò di ogn’altra scienza manoscritta, ò stampata il d.o Ilario ne disponga à suo modo : solo riguardandogli, che nella dispositione, ch’ei fosse mai per fare de suoi beni, habbia riguardo circa la libraria, e suppellettili come sopra, alla nostra famiglia : Et in caso, ch’egli morisse al intestato, voglio, che gli altri miei Heredi di Civita succedino nella d.(ett)a libraria, e suppellettili, non obligando però il d.(ett)o Sig.re Ilario ad alcun Inventario per detto effetto, ne à veruno rendimento di censi, commettendo il tratto alla sua fede. Et in evento ancora, che mancassero li figli, o altri discendenti maschi del d.(ett)o Lorenzo, voglio che d.(ett)a libraria solam.(ent)e vada alli Padri della Madalena.
Item per ragion di legato, et omni meliori modo lascio alla Sagrestia di Santa Maria Mag.(gio)re di Civita Castellana scudi due l’anno in perpetuo in un censo di scudi venticinque in sorte, che hò con Santi Ettorre, siccome dissi nell’Institutione della soprad.(ett)a Cappellania.
Item iure legati, ac omni & c. lascio alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, dove il mio corpo sarà sepellito scudi dieci m(one)te per una volta solo, con peso d’un essequie con messa cantata, e dieci messe basse da dirsi nel giorno della mia depositione; e si succedesse, ch’io moressi, ò fusse sepellito altrove, pur voglio, che la predetta Chiesa habbia l’istessa carità, et il resto si faccia ad arbitrio dell’Herede.
Item lascio alli poveri della mia Patria scudi dieci, acciò se ne faccia elemosina a cento veramente poveri di un giulio per testa.
Item iure legati & c. lascio all’Em.mo Sig.re Card. Francesco Maria Mancini mio singolar.(issi)mo Sig.re due Quadri de frutti con le cornici rabescate picciola Memoria della mia grand’osservanza : Et in oltre lo constituisco Padrone ogni volta, che s. Em.(inenz)a anderà a Civita di poter servirsi di tutta la mia Casa, conforme al solito.
Item lascio, che delle mie opere sciolte, e da me stampate se ne presentino due corpi per ciascheduna sorte à gl’Ecc.mi e riveritissimi miei Padroni Sig.re Prencipe D. Camillo Pamphilii, e Sig.ra P(re)n(ci)pessa D. Olimpia Aldobrandina Pamphilii sua Consorte, acciò mancando la mia persona, resti almeno il nome della mia antica servitu, e devotione.
Item per ragion di legato, et in ogn’altro & c. lascio al Sig.re Gio.(vanni) Batt(ist)a Pechinolo da Civita Castellana per ricognitione di alcune scritture, e fatiche fatte per me in rescossioni & c. un censo in sorte di scudi venti, che à mio favore hò con Marciano Politi, con conditione però, che non possa pretender per le sud(ett)e cause cosa veruna dalli miei Heredi, altrimente il legato sia nullo, e s’intenda non fatto, ma debba tornare all’infrascritto mio Herede di Civita.
Item lascio iure legati & c. a Giacomuccio di Silvio dieci mute di libri di musica a dispos.(itio)ne del Sig.re Ilario acciò si possa approfittare in essa.
Item iure legati & c. lascio al Serv.(ito)re, che nel tempo della mia morte si ritroverà al mio servitio, scudi venti m.(one)ta insieme con il suo letto fornito, ch’esso adoprava, e con qualch’altra cosa di più ad arbitrio del Sig.re Ilario.
Nelli beni stabili, mobili, censi, e ragioni, che à me in qualsivoglia modo spettano, e spettaranno esistenti in Civita Castellana ( salve però le cose come sopra disposte ) instituisco, nomino, e dichiaro mio Herede universale il sig.re Lorenzo Mazzocchi sud(ett)o al quale volgarmente, e per fidecommisso sostituisco li figliuoli Maschi legitimi, e naturali di esso Lorenzo, e suoi discendenti simili in infinito, acciò quelli pochi beni, che lascerò in Civita Castellana si conservino all’agnatione e linea mascolina della mia povera famiglia, e se succedesse ( il che Dio non voglia ma pur sia fatta la sua santa volontà ) che il d.(ett)o Lorenzo morisse senza figliuoli maschi, ò che mancasse la linea mascolina de suoi discendenti, in tal’caso sostituisco per fidecommisso all’ultimo suo discendente, o d’altri chiamati Mazzocchi, come sopra, nella pred.(ett)a mia casa, et altri beni stabili, che hò in Civita Castellana il soprad.(ett)o Hospedale di S. Giovanni Decollato, con obligo di celebrare un’Anniversario l’anno da farsi solennemente con messa cantata, e dieci messe basse nella sua Chiesa di S. Giovanni in perpetuo per suffragio dell’anima mia, e de miei Parenti; il quale obligo debba cominciare ogni volta, che verrà il caso della mancanza ò pure non esistenza d’alcuno di qui chiamati heredi; li quali voglio, che siano tenuti a far l’Inventario de beni, e censi, e di tutto altro, ch’io lascierò in Civita Castellana; e che se venisse il caso della restit.(utio)ne della sorte principale de censi, ò de qualsivoglia di essi debba rinvestirsi il detto prezzo in altri censi perpetui, o pure in beni stabili, li quali debbiano stare sottoposti al fide commisso come sopra.
In tutti poi, et altri singoli beni stabili, mobili, crediti, ragioni, et attioni in qualsivoglia modo à me spettanti, e da spettarsi, che hò, e possiedo in Roma, instituisco, nomino, dichiaro, e voglio, che sia mio Herede universale il Sig.re Ilario Mazzocchi mio Nipote come sop.(r)a, al quale per ragion d’institutione, et in ogn’altro meglior modo lascio tutti li d.(ett)i beni con la sostit.(utio)ne ( non facendosi testamento ) de figliuoli del detto Lorenzo, come sopradissi.
Dichiarando, che delli libri di musica da me stampati se ne possa far esito, e del provento, che alla giornata sene caverà se ne faccino tre parti, due per ambi gli Heredi, e la terza si dia per amor di Dio al sopradetto Hospedale.
Dichiarando similm.(en)te che se io non haverò sbrigato a mio tempo la lite, che ho con l’Heredità del q.(uonda)m Gio.(vanni) Bat.(tist)a Anastasii, lascio, che la spedischi il Sig.re Ilario, a cui dono tutto il mio credito, e pretensioni, che hò con essa; e sin’hora tra frutti, e sorte ascenderanno a scudi cento, de quali sub.(it)o saranno esatti ne doni scudi venti alli pred.(etti) P(ad)ri della Maddalena.
E se accadesse, che al tempo della mia morte il d.(ett)o Sig.re Ilario non si ritrovasse in Roma, prego li sopradetti miei P(ad)ri, e particolam.(ent)e il mio P(ad)re Confessore Fabritio Falchetti à prender il possesso à nome del d.(ett)o Sig.re Ilario di tutte le Chiavi delle mie stanze tanto in casa Pamphili quanto di casa Mancini ( siccome do autorità ) col conservare tutto quello, che vi si troverà dentro sino al di lui ritorno, e poi consegnarli il tutto, conf.(orm)e hò disposto di sopra, e perciò ordino al pred.(etto) mio Herede, che in ricompensa della loro carita’ doni alli pred. P(ad)ri scudi dieci d’elemosina.
Et avendo io altre volte ceduto, come herede di Virgilio mio fratello un censo di scudi cinquanta in sorte principale imposto a suo favore dalla quondam Madonna Battisti Anzetti, a Mariotto suo figliolo, à Madonna Susanna Anzetti ( come per istromento rogato per gli atti del Leonardi Notaro dell’Em.mo Vicario, di Novembre 1646 - ) con obligo di pagarle, durante la mia vita li frutti del d.(ett)o censo per rivalermene da gli detti impositori havendoli io fin hora pagati sempre per loro, ordino, e commando à detti miei Heredi, che per li sudetti frutti pagati non diano molestia alcuna à Mariotto figliuolo della d.(ett)a Battista, à loro Heredi, alli quali condono, e dò per amor di Dio tutti li frutti sin’a quest’hora pagati da me, perche intesi di far bene all’una, et all’altra Anzetti.
Ordino di più ad effetto, che detti miei Heredi, e successori tanto di Roma, quanto di Civita, come sop.(r)a instituiti, si astenghino da ogni delitto, prohibendoli ciò espressam.(ent)e, ordino, dico, e commando ch’essi commettendo alcun delitto ( quod Deus avertat ) contro la mia disposit.(io)ne, per il quale v’entrasse la confiscatione de beni in parte, ò in tutto, in tal caso, otto giorni avanti, che il delitto sia pensato, et accaduto, il delinquente resti privo ipso iure, et ipso fatto, senz’alcuna dichiaratione, o sentenza di Giudice, privato, siccome adesso per all’hora lo privo d’ogni commodo della mia Heredità, o successione, dimodo che subito sia fatto luogo alla sostitutione dell’altro, successivam.(ent)e chiamato, come se il primo fosse morto naturalm.(ent)e. Et in caso, che il d.(ett)o Delinquente fosse restituito nel pristino stato, volgio, ch’il med.(esim)o sia subbito restituito in pristino senz’alcuna diminutione alla mia heredità, e quella goda, come prima faceva.
Et acciò tutta la sopradetta mia disposit.(io)ne si eseguisca puntualm.(en)te doppo la mia morte, constituisco, quando cosi si compiaccia ( si come spero, e supplico ) esecutore di questa mia ultima volontà, e dispositione il soprad.(ett)o Sig.re Card. Mancini, con le facoltà necessarie, et opportune, anco di far agitare con la clausola amplissima ad lites substituendo etc.
E questo intendo sia l’ultimo mio testamento nuncupativo, et ultima mia volontà, la quale prevaglia à qualsivoglia altro testamento, et ultima volontà, ch’io havessi in qualsivoglia modo per l’adietro fatta. E se questo non valesse, come testamento voglio, et intendo, che vaglia come donatione fatta per causa di morte, e se nell’uno, ò nell’altro modo non valesse, intendo, e voglio, che possa valere, come codicillo, ò in ogn’altro meglior modo, via, et ordine, che possa valere, et de jure, et de facto sostenerlo, ò veramente, solo de facto, ò in ogn’altro meglior modo, ancorche qui non espresso.
Actum Romae in Palatio Viae latae Ill.rum et Exc.rum Dominorum meorum Principum D. Camilli Pamphilii, et D. Olimpiae Aldobrandinae Pamphiliae eius Uxoris. Die 4.a Martii Anno Domini 1661.
Ego Dominicus Mazzocchius dictavi, confirmavi, et subscripsi manu propria.
AstR, 30 notaii cap., uff. 18, vol. 13 ( Seria test. ), f. 12r-16v; not. Francesco Pacichelli.
[Ha trascritto il testamento Sergio Carloni]



INVENTARIO DEI BENI NEL TESTAMENTO

22 gennaio 1665

Hoc est Inventarium omnium, et singul[or] bonor[um] hereditarior[um] q[uondam] Dominici Mazzocchii fil[ii] q[uondam] Hostilii de Civitate Castellana repertor[um] in Appartamento eius solitae habitat[io]nis posito in Palacio ill:mi et Ex:mi D. p(ri)n(ci)pis Don Camillo Pamphilii in via Cursus factum ad inst(anti)am Per Ill.ris et Rev:mi D. Abbatis Hilarii Raverii Mazzochii fil(ii) q(uondam) Dom(ini)ci Romani coheredis testamentarii d(icti) q(uondam) Dom(ini)ci Mazzocchii p(rou)t ex tes(tamen)to in actis mei & c. sub die 20 Aprilis 1661 scrip(to) claus(to) et sigillato exhibito, et consignato, et sub hesterna die p(er) ead(em) acta mei & c. aperto, et publicato ad quod & c. animo t(ame)n adeundi hereditatem cum beneficio legis, et Inventario, quae bona sunt infra(scri)pta ut

Nella Prima Stanza di d.(etto) Appartamento

Un’credenzone d’albuccio con dentro alcune composizioni di Musica
Un’credenzino d’albuccio da tener’ piatti
Un’tavolino piccolino di noce da mangiare à letto
Un’letto cioè banchi, e tavole con doi matarazzi, coperta di lana bianca,
et un’par’ di lenzoli per il Serv.(itore)
Un’tavolino d’albuccio con doi credenzini
Una brocca di rame
Un’catino piccolo di rame
Un’trepiede piccolo di ferro
Un’padellino di ferro da riscaldar’ vivande
Banchi, e tavole d’albuccio p(er) un’letto d’estate
Un’sgabello vecchio da tener le brocche
Un’quadro della Madonna, e S. Gioseppe grande con cornice nera
Una Portiera vecchia di corame


Nell’altra stanza contigua

Un’cantarano di noce con tre tiratori con sue maniglie con dentro
Un’vestito cioe gippone, e calzoni di muer negro vecchio
Un altro vestito parim.(en)te gippone, e calzoni di taffettano negro vecchio
Un’paro di calzoni di terzanello negro
Un’vestito cioè gippone, e calzoni di reso colorato, e fiorato
Un’paro di maniche di terzanello negro
Una cinta di seta negra
Un’sciugator’ di taffettano vecchio
Veste, e feraiolo curto di muer negro
Una manizza di velluso negro
Un’feraiolo curto di triglia foderato vecchio assai
Un’feraiolo lungo di taffettano negro
Un’paro di maniche di muer negro
Un’feraiolo di terzanello lungo negro
Una veste lunga di taffettano negro
Un’altra veste di terzanello lungo vecchia assai
Una sottana di teletta negra rossa
Un’vestito cioe gippone, e calzoni di taffettano
negro vecchio assai
Un’busto di taffettano negro
Un’altro busto simile
Un’busto d’ormesino à onde trinciato vecchio assai
Un altro cantarano di noce piccolino con suoi
tiratori, e maniglie con dentro
Tre para di calzette di seta un’paro nove,
e due para usate
Un’paro di calzette di lana negra
Un’paro di ligaccie di taffettano negro con suoi merletti
Una scatola con dentro sei cucchiari, sei
forcine d’argento con sei cortelli
Una guantiera d’argento dorato
Un’fazoletto di taffettano
Otto fazoletti sottili usati
Un’buffetto di noce con suoi tiratori, e ferri
Un‘altro buffetto ordinario
Un’cimbalo con suoi piedi, e cuperta di corame
Quattro sedie di vacchetta usate
Un’scabello di noce usato
Un’altroscabello d’albuccio usato
Doi quadri di Paesi simili con lor’ cornice negra rabescata d’oro
Doi quadri di frutti con cornice rabescata d’oro
Una portiera di corame vecchia con il suo ferro
Un’quadro della Madonna in taffettano con sua cornice
Un’altro quadro di un’Christo con sua cornice parim.(en)te
in taffettano
Un’baullo di vacchetta con dentro
Tovaglie diverse n.o sei
Salvietti diversi n.o dieci
Sciugatori n.o quattro
Lenzola para n.o tre
foderette n.o sei
Un’sciugatore da far’ la barba
Un’quadro di S. Cecilia con cornice dorata
Un’quadro di S. Fran.(ces)co senza cornice
Quattro candelieri d’ottone
Un’piatto di stagno
Una concolina di rame
Una sottocoppa d’argento
Sei bicchieri di cristallo
Un’altra concolina di rame
Una boccia da rinfrescare


Nell’altra stanza contigua

Un’apparato di corami vecchi di color’ d’oro
e rosso con sua portiera simile
Una lettiera di noce profilata d’oro con
suoi pomi con trabacca, tornaletto, e cuperta
di damasco torchino usato assai con franua
di seta simile
Doi matarazzi, et un’capezzale
Tre cuscini
Due coperte di lana biancha
Una cassetta di noce
Una sedia di vacchetta da studio
Una sedia di corame vecchia
Un’sgabello di noce
Una cassettina d’albuccio
Un’quadro della Madonna con sue cornici dorate
Un’altro quadro di un’Christo con
cornice rabescata
Un’tavolino di noce con suoi tiratori
Un’studiolo con dentro
ottanta scudi, e b.(aiocchi) 30 m.(one)ta
in tanto oro, e argento
Un’anello con un’zaffiro
Diverse scritture
Un’specchio, et un’cassettino dorato
Doi Breviarij
Una scopetta di pelo
Un’paro di bilancette da pesare l’oro
Sei para di sottocalzette di filo
Sei para di scarpini
Due scuffie
Un’baulletto con diverse scarpe vecchie
Un‘altro Baulle con dentro dode(c)i
camiscie diverse
Una zimarra da camera di ciambellottino foderata
Due para di calzette di seta usate
Un paro di calzoni di velluto capellino
Sei para di mutande
Unbusto di restagno vecchio con maniche d’ormesino
Una Casacca di velluso rosino
Un’Agnus Dei racamato con una crocetta di legno di caravacca
Un’quadro grande di S. Sebastiano con cornice rabescata


Nell’ultima Stanza ad uso di Studio

Una scancia dorata con suoi ripartimenti con diversi libti di musica ligati, e sciolti
Una  tavola grande d’albuccio con sua coperta di corame
Una cassettina da tener scritture
Un’tavolino di noce
Una scancia d’albuccio piccola con suoi ripartimenti
Un’altra scancietta simile vecchia assai
Due Busti di statue di creta ritratti del d.(etto)
Sig.re Dom.(eni)co, e del Sig.re Virgilio suo fr(at)ello
Una scancia d’albuccio con suoi ripartimenti con
alcune composizioni di musica non ligate
Un’ritratto di d.(etto) Sig.re Dom.(eni)co in tela
Doi quadretti d’ucellani
Un’ritratto di Monsig.re Ciampoli
Un’specchio con cornice negra
Un’scabelletto
Doi calamari di legno, e doi polverieri
Un’calamaro grande di noce con tutti i suoi ferri
Una sedia di vacchetta
Doi quadretti piccinini con li retratti di d.(etto) Sig.re Dom.(enico) e del
Sig.re Virgilio suo fr(at)ello

Nelle due stanze che d.(etto) Sig.re Dom.(eni)co
riteneva nel Palazzo dell’Emi.mo e Rev.mo
Sig.re Card. Mancini di rincontro à d.(etto) Palazzo
del Sig.re Principe Panfilio


Nella prima Stanza

Un’apparato di corami di color rosso, e d’oro usato assai
Una Portiera simile
Un’letto cioe banchi, e tavole, e doi matarazzi
Due sedie di vacchetta usate
Un’buffetto di noce
Una segetta
Un’tavolino piccolo d’albuccio
Un’quadro di S. Pietro con cornice negra, e d’oro


Nell’altra Stanza contigua

Un’credenzone con dentro varij libri di Musica stampati
Doi buffetti di noce
Una credenza d’Albuccio
Doi quadri di retratti di poco valore

Quae quidem bona sic ut s.(upr)a descripta, et inventariata remanserunt in eisdem Appartamento, stantijs, et locis in quibus reperta fuerunt penes sup(radic)tum D. Abbatem Hilarium Raverium Mazzocchium p(raesen)tem qui expressè protestatus fuit, quod si in p[raese]nti Inventario essent descripta aliqua bona, quae describenda non essent, habeantur p[ro] non descripta, et è contra si aliqua alia bona ad eius notitiam parvenerint, quae ad hu[ius m]o[d]I hereditatem spectent, et in p[raese]nti Inventario non essent descripta, in illo seu alio denuo cpnficiendo describe, et adnotari facere promisit, ac p[ro] descriptis, et appositis haberi voluit non solum &c. sed omni &c. sup[er] quibus
Actum Rom[ae]… Simeone fil.[io] D. Amici de Amicis… et Jo.[anne] Bap.[tis]ta Basile… tt.
AstR, 30 notaj cap., uff. 18, vol. 404, f. 223r-225v, f. 238r-239r; not. Francesco Pacichelli.


da Wolfgang Witzenmann, Dornenico Mazzocchi 1592-1665 in Analecta Musicologica, Roma Istituto Germanico 1970.
  [Ha trascritto l'inventario dei beni Sergio Carloni]


 

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