Visualizzazioni totali

Cerca nel blog

mercoledì 12 novembre 2008

CHI ERA ENRICO MINIO CUI E' INTITOLATA LA BIBLIOTECA




Enrico Minio: un uomo non passato invano. Comunicato stampa Provincia di Viterbo in occasione del centenario della nascita.


ENRICO MINIO nacque a Civita Castellana il 4 maggio 1906. Era un operaio ceramista. Aderì al Partito comunista a Torino dove si era recato per compiere gli studi tecnici. Entrò ben presto in contatto con alcuni giovani comunisti quali Teresa Noce, Alfonso Leonetti, Erasmo Travi, Cesare Dumini e Raffaele Tornaquinci. Con loro dette vita al quindicinale La Voce della Gioventù, ma fu arrestato, ancora diciassettenne, per propaganda sovversiva contro la sicurezza dello Stato. Negli anni successivi seguirono altri arresti, ma non mancò di collaborare a giornali clandestini quali Portolongone, Il Martello e Risveglio.
A Napoli, dove nel frattempo era divenuto segretario giovanile dell’ufficio XV del Pci , Minio fu arrestato, insieme con G. Sanna, e condannato dal Tribunale Speciale a 12 anni di reclusione. Era il giugno del 1927.

Nel 1930 rifiutò di sottoscrivere la domanda di grazia che era stata inoltrata dalla sua famiglia. Scontò la pena a Oneglia e a Sulmona, quindi nel 1934, in seguito a commutazione della condanna in tre anni di libertà vigilata, si trasferì nuovamente a Civita Castellana.

Nel 1935, mentre Mussolini preparava la guerra contro l’Abissinia, Minio, con altri compagni, riuscì a realizzare un giornale che fu intitolato Unità, di cui uscirono sei o sette numeri da febbraio ad agosto, dedicati quasi completamente alla guerra. Venne nuovamente arrestato con quattro compagni e, come responsabile di attività comunista e propaganda a mezzo stampa, fu condannato a 22 anni di reclusione, alla interdizione perpetua dei pubblici uffici e alla libertà vigilata. Rinchiuso nel penitenziario di Castelfranco Emilia fu poi trasferito dapprima a Roma, poi a Civitavecchia e, il primo aprile 1939, al sanatorio giudiziale di Pianosa.

Liberato dopo la caduta del fascismo, Minio divenne consultore nazionale, poi deputato alla Costituente, senatore di diritto nella I e nella II Legislatura repubblicana e senatore eletto nella III e IV Legislatura.

Nel 1949 divenne sindaco di Civita Castellana, dopo aver fronteggiato la difficile situazione susseguita all’attentato a Togliatti. Infatti nel luglio del ’48 a Civita Castellana, nel corso di una manifestazione popolare, era rimasto ucciso il carabiniere Minolfo Masci. Ancora oggi le circostanze del grave episodio non sono state chiarite. Le indagini non portarono al ritrovamento del colpevole. La repressione, tuttavia, fu durissima, giacché un gran numero di operai e dirigenti del Pci furono incarcerati, tanto che le fabbriche rimasero sprovviste di manodopera con gravi conseguenze per l’economia cittadina.

Enrico Minio è rimasta la figura più illustre a Civita Castellana dal dopoguerra a oggi, il sindaco più popolare. Era dotato di un certo carisma, tanto che di lui avevano rispetto anche gli avversari politici. Accanto alla dote di buon amministratore univa anche quella di persona di grande cultura. Uno che si era fatto da sé, tanto che parlava diligentemente il tedesco, appreso nei lunghi anni di carcere per meglio accostarsi alle grandi opere della filosofia e della politica tedesca. Durante un suo intervento alla Camera dei deputati, Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, rimase talmente colpito dal suo linguaggio forbito che, rivolgendosi a Umberto Terracini (altro costituente) al suo fianco, chiese: “Ma chi è questo deputato?” “È un operaio ceramista, Signor Presidente.” Rispose prontamente Terracini.

Enrico Minio morì a Roma il 21 febbraio 1973. Per andarsene scelse il suicidio. Non ebbe la forza, crediamo, di affrontare l’emarginazione politica succeduta ad anni e anni di grande impegno e notorietà sia a livello nazionale, sia a livello locale. Forse, come successe allo scrittore Primo Levi, ad una certa età si fanno avanti i fantasmi dei lunghi anni di segregazione, e il “privilegio” di essere scampato piano piano diventa una colpa.

Alfredo Romano

Bibliografia. Enrico Minio operaio ceramista. Testimonianze sulla vita di un antifascista. A cura di Luigi Cimarra. Viterbo, Amministrazione Provinciale, 1985.

Nessun commento: